Un’operazione chirurgica è però una scelta da ponderare seriemente. La scelta va valutata però insieme ad un chirurgo esperto, che sappia valutare accuratamente la soluzione che meglio risponda alle esigenze delle paziente in questione. La prima valutazione da fare, è inerente allo stesso risultato: bisogna scegliere se lasciare che il proprio seno appassisca come un fiore, seguendo il suo naturale decorso, o se lo si vuole ringiovanire con un intervento che ne modifichi l’aspetto completamente. La seconda valutazione va fatta insieme al chirurgo. La scelta della grandezza delle protesi è di fondamentale importanza. Il seno non può aumentare di più di due o tre taglie, se si presenta piccolo in partenza. Di contro, se esso ha già in sé una sua consistenza e grandezza, sarà necessario aumentare solo una o due taglie al massimo. Il seno ha un peso, un peso che tende ad influire sulla postura e di conseguenza su una serie di problematiche a questa legate. Se il seno si presenta particolarmente abbondante, costituirà un peso, che porterà a curvarsi (quantomeno nel tempo), fino ad assumere una postura completamente scorretta. La schiena e le articolazioni in primis pagheranno le conseguenze di una postura scorretta. Il seno rifatto dunque, comporta delle conseguenze, che possono per certi versi risultare negativi. La naturalezza del seno, non è realizzabile attraverso la scelta di una protesi rotonda. Questa infatti, si manterrà solida e ferma, anche nel caso in cui ci si sdrai. La protesi è fortemente rigida, quindi non consente la conservazione della naturalezza, che invece è realizzabile con la protesi a goccia.
Il chirurgo sceglie di agire in base alle richieste della paziente, alle sue aspettative e al quadro clinico. Ovviamente il risultato è la conseguenza di una serie di fattori, che dipendono dall’età della paziente, dal tipo di seno, dalla finalità dell’intervento stesso (esiste una notevole differenza tra una mastoplastica additiva con finalità estetiche, e una mastoplastica additiva con finalità terapeutiche, come la ricostruzione della mammella). Le protesi, ad oggi, rispondono ad una serie di esigenze. Si distinguono per forma, proiezione e misura. Esistono protesi dal profilo alto e protesi dal profilo basso. Le prime, appartengono alla categorie delle protesi tondeggianti, e sono maggiormente indicate per un seno che presenta uno scarso sviluppo della ghiandola mammaria. Di contro le protesi con profilo basso, sono maggiormente indicate per un seno che deve conservare la sua naturale forma. Le forme e le grandezze della protesi, vanno scelte dunque principalmente in base a questi principi: seno naturale, finalità dell’operazione, consistenza del seno stesso, grandezza del torace, armonia, forme e proporzioni. Un seno può essere bellissimo anche se rifatto, ma è necessario che sia armonico, gentile e proporzionato rispetto al resto del corpo. La mastoplastica additiva, in linea di massima viene effettuata mediante incisione periareolare: la protesi viene inserita mediante l’areola stessa. La cicatrice tenderà poi a confondersi con la linea che segna il confine tra l’areola stessa ed il muscolo. Suddetto intervento viene effettuato in anestesia locale. La scelta è quella di rendere confortevole anche il post operatorio senza eccessivi traumi e conseguenze.
Ovviamente come qualsiasi altra operazione, la mastoplastica additiva comporta dei rischi che anche se nel limite vanno assolutamente calcolati. Il seno non può essere rifatto se si sta allattando, o se si è in gravidanza; c’è da considerare inoltre che suddetta operazione, può comportare una serie di conseguenze spiacevoli. Le protesi mammarie , possono risultare difettate. E’ questo uno dei problemi principali in relazione al seno rifatto. Con il tempo possono deformarsi, causare dolore o seri problemi estetici. Le protesi mammarie moderne, in ogni caso sono maggiormente sicure. Il silicone è più resistente e non permette la fuoriuscita del gel. Un seno rifatto può causare infezioni, se si ha un rigetto della protesi stessa, o se si viene a determinare una contrattura capsulare. In questo caso, accade che durante il primo mese (dopo l’operazione), si formi uno strato amorfo intorno alla protesi stessa, come reazione organica alla presenza di un corpo estraneo.
C’è da sottolineare, che il seno rifatto, non aumenta però in alcun modo il rischio di cancro alla mammella. E’ però importante che si eseguano gli esami necessari e numerose radiografie che siano maggiormente approfondite e che individuino in caso di problemi la presenza di anomalie anche in presenza di un corpo estraneo. La decisione di sottoporsi ad un intervento chirurgico per rifarsi il seno va effettuata in maniera consapevole. E’ dunque necessario che si raggiunga la soglia della maggiore età. Esiste però una fascia d’età consigliata per effettuare questa scelta. Solitamente sono le donne tra i venticinque e i cinquant’anni ad decidere di optare per un seno rifatto piuttosto che naturale. Ovviamente poiché la fascia d’età è parecchio ampia, le esigenze ed i risultati saranno differenti. Una donna di trent’anni sceglie di operarsi per aumentare il volume del proprio seno e risultare maggiormente attraente. Una donna matura al contrario, avverte quest’esigenza per cercare di migliorare il suo aspetto. Le differenze tra un seno naturale ed un seno rifatto sono numerose. La scelta dell’operazione, va effettuata in base al proprio desiderio, in primis, e non in risposta ad un’esigenza societaria che sempre di più propone l’immagine di una donna prorompente, e con il seno abbondante. Avere dei canoni in regola è giusto, ma bisogna valutare anche le proprie possibilità. Un seno va rifatto per migliorarsi realmente, per piacersi di più e per piacere, per allontanare il bisogno di riflettere un’immagine sensuale, per sentirsi bene con il proprio corpo e con se stesse. Ponderare la scelta in base a tutte le conseguenze e ai risultati, è la prima regola da seguire.
La domanda che sorge spontanea quando si parla di chirurgia plastica al seno e allattamento è proprio questa: si può allattare naturalmente dopo l’intervento? Rifarsi il seno è oggi una decisione di molte. Chi opta per questa soluzione sono spesso le donne insoddisfatte del loro aspetto fisico, giovani e meno giovani che vogliono ritrovare il loro lato femminile ma che non riescono ad accettarsi cosi come madre natura le ha fatte. Per questo la chirurgia non deve essere considerata solo uno “sfizio” ma una vera e propria soluzione per eliminare i problemi psicologici e migliorare la qualità di vita della persona. Nella vita delle donne però, questa decisione si scontra spesso con il desiderio di diventare mamme. Rinunciare all’allattamento al seno è molto difficile per chi vuole avere un figlio e la maggior parte rinuncia alla propria femminilità per amore del bambino. E’ bene sapere però che la possibilità di allattare con un seno rifatto è oggi possibile. Tutto dipende dal tipo di intervento. Se si tratta di un aumento del seno con mastoplastica additiva e quindi inserimento di una protesi, allattare non sarà un problema perché il capezzolo non viene coinvolto nella chirurgia. Il problema sorge quando a causa di complicazioni, di malformazioni del seno o mastoplastiche riduttive cè la necessità di spostare il capezzolo per poi riposizionarlo. In questi casi, si avrà la perdita della sensibilità del capezzolo e allattare non sarà più possibile.
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