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All'inizio dell'allattamento è possibile che si verifichi l'ingorgo del seno, ovvero una produzione di latte eccessiva rispetto a quello succhiato dal neonato, per cui il seno sarà gonfio e dolente. Questa situazione rende inoltre difficile la suzione stessa, per cui sarà necessario eliminare l'eccesso attraverso la spremitura manuale del seno o con l'aiuto di un tiralatte. Indolenzimento e ragadi dei capezzoli compaiono dopo le prime settimane dell'allattamento, per effetto del masticamento del neonato, seppur gengivale. Una problematica nettamente opposta è quella della scarsa produzione di latte materno, sia per mancata suzione che la stimola di riflesso, sia per limiti emotivi che impediscono a madre e bimbo di creare il primo legame fisico di profonda intimità. Più rare ma possibili sono le infezioni mammarie.
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Quando l'allattamento lascia affamato e insoddisfatto il bambino, si può instaurare nella madre un senso di colpa ingiustificato. Perché si possa migliorare ed incrementare la produzione di latte materno, è possibile ricorrere ad un'alimentazione in grado di stimolarla, agendo per vie assolutamente naturali. Alimenti come asparagi, prezzemolo, albicocche, finocchio, verbena, fieno greco, borragine, piselli, birra (limitata però ad una sola volta al giorno) e carote, migliorano il quantitativo di latte prodotto ma in modo salutare. E' fondamentale che la madre mantenga l'idratazione corporea, perché fornisca il substrato indispensabile alla produzione galattogena. Anche la posizione del bambino durante la poppata e il corretto riposo della mamma possono giovare sulla produzione di latte materno.
Per aumentare la quantità di latte materno prodotto è possibile affidarsi, sotto stretto e rigoroso controllo medico, a delle vere e proprie cure farmacologiche, perché esistono farmaci che inducono una maggiore produzione lattifera e appartengono alla famiglia dei galattogoghi, ovvero di molecole chimiche che agiscono sulla quantità rilasciata di prolattina, ormone deputato alla produzione lattea. Queste cure, però, hanno il limite di essere utili solo nelle donne che presentano una bassa quota di prolattina ematica e sopratutto solo nelle prime fasi della lattazione. Successivamente, l'assunzione di farmaci galattogoghi risulta pressocché inutile, perché diventa invece fondamentale la suzione e lo svuotamento delle ghiandole mammarie che, così, sono nuovamente predisposte alla produzione di latte.
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