Per calcolare il quantitativo esatto di chilocalorie da poter assimilare nell’arco di ventiquattrore, è necessario eseguire un altro calcolo che misuri il livello di attività fisica. La classificazione dell’attività fisica si scompone in tre livelli specifici: leggero, moderato ed intenso. Al primo livello, appartengono le categorie di persone con attività fisiche basse e scarse; fanno parte di suddetto range, coloro che non svolgono alcuna attività fisica. Alla seconda categoria, appartengono invece coloro che svolgono un’attività fisica, ma in maniera poco costante. La terza categoria fa invece riferimento a gruppi di sportivi o a coloro che mediante la propria professione effettuano movimento in maniera costante e continuativa. Le calorie, sono contenute nei cibi, per cui, è necessario misurare il quantitativo di questi basandosi sul calcolo calorico personale che tenga presenti le variabili sopra citate (sesso, età, attività fisica ecc). Molte calorie, rappresentano un surplus, e vanno ad aumentare la riserva di grassi, se accumulate in quantità eccessive. Solitamente i cibi sono dotati di etichette specifiche, che riportano il numero esatto delle calorie contenute in un determinato prodotto alimentare. Le calorie sono sinonimo di grassi, e di peso. Molti alimenti contengono un quantitativo abnorme di calorie, assolutamente non necessarie al fabbisogno individuale: suddette calorie sono contenute in determinati cibi zuccherosi e in moltissime bevande. I vini, il thè in lattina, la coca cola, molti succhi, moltissimi alcolici e presino lo zucchero che si utilizza per dolcificare il caffè, rappresentano calorie in esubero, non necessarie a livello energetico, ma eccessive rispetto al naturale fabbisogno individuale. In un regime alimentare corretto e sano, ad una continuata attività sportiva (che sia mediamente pari a trenta minuti al giorno di corsa, ad esempio), è necessario abbinare determinati cibi, che contengano un tot di calorie. Per ovviare all’esagerazione, i cibi, possono essere pesati, e allo stesso tempo si può calcolare l’apporto calorico di ogni singola pietanza.
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L’olio di oliva, che viene utilizzato praticamente ovunque in cucina, è ricco di grassi e di calorie. Per utilizzarlo va dosato, poiché anche un cucchiaio in più, può costituire un notevole aumento di calorie. Stesso discorso, vale per il quantitativo di carboidrati, apportati da pasta, pane e cereali. La pasta, è sempre presente in una dieta mediterranea, per cui, se non è possibile eliminarla dal proprio regime alimentare, diventa necessario cercare di non esagerare con il quantitativo. Anche solo quindici grammi in più possono determinare un apporto calorico maggiore. Il caffè, può essere dolcificato anche con lo zucchero di canna non raffinato, in sostituzione dello zucchero classico. Anche le bibite e i succhi contengono un grosso quantitativo di chilocalorie. Queste ultime, tendono a non saziare, spesso a non dissetare (proprio perché contengono una quantità eccessiva di zucchero), quindi risultano particolarmente “dannose”, dal punto di vista della linea. Cioccolata e caramelle, contengono più di cinquanta calorie per un quantitativo decisamente minimo. Il vino e l’alcool, che non sono assolutamente indispensabili in un regime alimentare sano, contengono invece un quantitativo chilo calorico altissimo. Chi segue un regime alimentare all’interno del quale esagera con determinati alimenti, aumenta di peso senza accorgersene, a causa delle calorie in eccesso che mediante questi alimenti apporta al proprio organismo. In maniera del tutto inconsapevole, si può tendere all’aumento di peso, rischiare di perdere il proprio peso forma, senza conoscere le reali cause.
I cibi vanno necessariamente conosciuti e pesati, giorno per giorno. Su di essi va effettuato uno “studio” che consenta di comprendere qual è il limite (calcolato in grammi) da poter assumere. La restrizione calorica però non deve essere particolarmente eccessiva, poiché comporterebbe altre conseguenze. Ad una riduzione drastica delle calorie, corrisponde un abbassamento del livello del metabolismo basale. Dal metabolismo basale, dipendono tutta una serie di fattori, che tendono a variare, al variare dello stesso metabolismo. Se si avvia una diminuzione del livello del metabolismo basale, si possono riscontrare problematiche varie quali stanchezza, emicrania, inappetenza, calo di concentrazione, spossatezza, noia, calo del desiderio sessuale, magrezza eccessiva. Un soggetto di età adulta che assimili circa duemilacinquecento calorie al giorno, trovandosi in sovrappeso, potrà scegliere di diminuire l’apporto chilo calorico giornaliero, cercando in questo modo di perdere peso. Porterà il livello di chilocalorie quotidiano da duemilacinquecento a duemila. In questo modo, ridurrà la massa grassa, favorendo anche la diminuzione del metabolismo basale. L’organismo, però, tenderà lentamente ad adattarsi a quello specifico apporto calorico, adattandosi in questo modo ad un fabbisogno calorico nuovo, che comporterà una stabilizzazione dello stesso metabolismo basale. Da un certo momento in poi si tenderà a non perdere più peso. Il soggetto in questione dunque, si troverà costretto a ridurre nuovamente il quantitativo di chilocalorie giornaliero da assimilare. Abbasserà dunque l’apporto calorico da duemila calorie a milleseicento circa. Il metabolismo basale tenderà a scendere ancora, e si avrà una nuova perdita di peso. Una successiva stabilizzazione, comporterà una nuova variazione. L’organismo tende dunque a dimagrire eccessivamente, fino a quando i muscoli tenderanno a perdere completamente tono.
Ciò significa che il calcolo delle calorie va fatto in maniera precisa (con l’aiuto di un dietologo-nutrizionista), che suggerisca la scelta dei cibi ed il quantitativo esatto. Non tutti gli alimenti sono uguali, non tutti, contengono il medesimo quantitativo di chilocalorie. Diventa dunque indispensabile riuscire a misurare i cibi e a limitare l’apporto di zuccheri semplici, integrando invece proteine e vitamine. In fase di gestazione, le calorie da assimilare sono maggiori, ovvero duecento calorie in più rispetto al normale fabbisogno giornaliero. Il discorso varia da gestante a gestante: se non si è in sovrappeso, il quantitativo calorico, può aggirarsi intorno alle duecento calorie, se la gestante è invece sottopeso, il quantitativo calorico dovrà superare le trecento calorie; dopo il parto, e dunque in fase di allattamento, la gestante dovrà nuovamente ridurre l’apporto chilo calorico, onde evitare un nuovo aumento di peso. Gli alimenti maggiormente consigliati in gravidanza sono quelli contenenti acido folico, vitamina D, oligoelementi, dunque frutta e verdura, abbinati a proteine e carboidrati. Da eliminare invece sono i cibi grassi come le fritture, e alcuni tipi di pesci. L’alcool è ricchissimo di calorie, infatti comporta un notevole aumento di peso. L’alcool produce molte calorie e favorisce l’accumulo di grassi, per cui l’uso va limitato ad una volta a settimana (se non meno). Una corretta alimentazione, è dunque alla base del benessere della mente e del corpo. Mangiare bene, equivale a stare in forma, conservando una linea invidiabile ed ovviando in questo modo ad una serie di problematiche relative all’aumento di peso. Stare in linea significa stare bene con il proprio corpo e con la propria mente.
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