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Quando si contrae la scarlattina, dapprima compaiono bruscamente febbre, cefalea e nausea. La faringe, inoltre, si infiamma, diventando rossa e provocando dolore e difficoltà nella deglutizione. La lingua inizialmente si copre di una patina bianca, poi inizia a desquamarsi e diventare rossa, mostrando le papille ingrossate che le conferiscono il caratteristico aspetto "a fragola". Questo appena descritto è il periodo pre-esantematico, ossia il periodo che precede il rash cutaneo. Dopo 12-48 ore dai primi sintomi, infatti, il corpo inizia a ricoprirsi dall'esantema rosso scarlatto, da cui il nome della malattia. Le prime parti del corpo ad essere colpite dal rash sono inguine, ascelle e collo. Nell'arco di un giorno l'esantema si estende a tutto il corpo, compreso il viso, che assume l'aspetto di quella che è chiamata "maschera scarlattinosa" in quanto naso, labbra e mento sono risparmiati dall'arrossamento. Questa ultima fase inizia a regredire dopo 3 o 4 giorni dalla sua comparsa.
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In passato la scarlattina era una malattia pericolosa, ma con la scoperta e la diffusione degli antibiotici essa non rappresenta quasi mai un pericolo, nemmeno per le donne incinte. La scarlattina in gravidanza, infatti, non rappresenta di per sè una minaccia per il bambino, purché prontamente trattata con un'adeguata cura antibiotica. Esistono rari casi in cui, però, l'infezione riesce a penetrare e colonizzare la vagina, fino a risalire e intaccare le membrane amniocoriali che proteggono il feto. In questo caso c'è il rischio di aborto o parto pretermine. Raramente, però, la scarlattina coinvolge l'apparato riproduttivo della donna in maniera così massiccia. Il vero rischio, invece, si corre in prossimità del parto, quando il bambino transita nel canale vaginale ed entra a contatto con gli eventuali batteri che causano la scarlattina. In questo caso il neonato rischia di contrarre la meningite streptococcica, la più frequente delle complicazioni della scarlattina in gravidanza, oppure di presentare sintomi come letargia, irritabilità, brachicardia o tachicardia, febbre o bassa temperatura corporea.
Anche se la scarlattina non è più una malattia da temere, durante la gravidanza sarebbe meglio ridurre a zero il rischio evitando contatti con chi ha contratto la malattia. Trattandosi di una malattia che colpisce soprattutto i bambini è bene evitare possibili contagi tramite scambi accidentali di saliva, che possono avvenire con colpi di tosse o starnuti, ma anche parlando a distanza troppo ravvicinata. In caso di rischio concreto o di contagio effettivo è necessario agire tempestivamente contattando medico e ginecologo. La cura antibiotica, infatti, permette alla malattia di regredire velocemente ed evitare di diffondersi, mentre un tampone vaginale ed uno rettale permetteranno di accertare che i batteri non si stiano estendendo in maniera rischiosa per il feto. Nel caso in cui il parto sia imminente il ginecologo prenderà tutte le precauzioni per evitare il contagio al neonato, prescrivendo una cura adeguata e studiando la maniera più sicura per affrontare il travaglio.
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