sensibilità dentale
La sensibilità dentale, è una problematica di cui soffrono circa sei persone su dieci. Le statistiche testimoniano che questa patologia, colpisce indistintamente e ripetutamente con una particolare incidenza i soggetti di sesso femminile. La sensibilità dentale si manifesta con fitte fastidiose e acute che si palesano durante le naturali attività che coinvolgono l’apparato orale. Gli stimoli, sono particolarmente acuti, persistenti e dolorosi, similari a fitte, che si presentano quando i denti entrano in contatto con cibi o bevande particolarmente fredde o particolarmente calde. La sensibilità dentale, va dunque associata ad uno sbalzo eccessivo di temperatura, che determina una risposta dei nervi dentali che avvertono dolore, causato a sua volta, da una particolare sensibilità. La sensibilità dentale, è dovuta ad una sensibilità della dentina, che viene determinata, da una serie di fattori negativi, che provocano un’alterazione specifica della risposta dentale. La dentina, tende ad aumentare il tasso di sensibilità e quindi di risposta ad un input termico forte, in presenza di carie. Quando i denti sono affetti dunque da un’altra patologia che li indebolisce, la conseguenza naturale è l’aumento di sensibilità e la sensazione di dolore acuto e persistente. La carie è un’infezione dentale, che parte generalmente dalla superficie, fino a scavare nella profondità della dentina e della polpa del dente, causando dolore. Denti cariati, manifestano visivamente macchie scure, e comportano dolore e maggiore sensibilità agli sbalzi termici. Altra concausa, che determina la sensibilità dentale, è il mancato allineamento dentale: se uno o più denti, si accavallano ad altri, possono insorgere traumi che determinano una maggiore sensibilità dentale. Alle cause patologiche, si affiancano cause di tipo naturale, ovvero la predisposizione del paziente stesso. Alcune persone, hanno una soglia del dolore particolarmente bassa, per cui, tendono a ad avvertire dolore naturalmente, anche se non esiste una condizione specifica che determina la patologia, o la sensibilità eccessiva. Alcuni interventi chirurgici, possono causare una maggiore sensibilità nel post operatorio, anche a fasi alterne, determinando questa problematica. In moltissimi casi, anche lo spazzolamento stesso, se effettuato con spazzolini dalle setole eccessivamente dure, o se effettuato in maniera aggressiva e scorretta, può essere causa di sensibilità dentale. In questo caso, sono le gengive, estremamente assottigliate, ritratte e spesso sanguinanti, a determinare la sensibilità dentale. I denti, posseggono una struttura molto spessa, fatta di più strati, che possono essere danneggiati in parte o completamente, causando la presenza di patologie specifiche, che determinano il dolore.
Il dente è completamente ricoperto da smalto, uno strato bianco protettivo, spesso attaccato dalla placca e dai batteri. Placca e batteri, vengono prodotti dal cibo, da uno spazzolamento scorretto, o dall’aggressione acida di specifici alimenti. Al di sotto dello smalto, si colloca la dentina, che è uno strato comunque resistente di colore giallognolo, che ha funzione espressamente protettiva nei confronti della polpa. Quando e se lo smalto e la dentina subiscono un attacco, la sensibilità aumenta, in risposta della polpa dentale, lo strato sottostante, ricco di vasi sanguigni, che avverte e provoca dolore. Se la gengiva si presenta retroattiva, tende inevitabilmente a causare sensibilità dentale: quando la gengiva lascia scoperto il colletto dentale, causa una risposta dei tubuli che si trovano nei vasi sanguigni che provocano dolore. In presenza di denti sensibili, è assolutamente necessario rivolgersi al proprio dentista, che con una diagnosi accurata, potrà valutare ed eventualmente escludere la presenza di carie o altre patologie dentali che vanno curate per eliminare la consequenziale problematica della sensibilità eccessiva. Solitamente , se si esclude la presenza di carie, o di un’altra patologia similare o affine, viene consigliato l’utilizzo di uno spazzolino morbido, di colluttori che non abbiano base alcolica, e di dentifrici al fluoro. Il fluoro infatti, sprigiona un’azione rimineralizzante e ricostituente della dentina stessa, e dello smalto, che diventano maggiormente forti e induriti nei tessuti e meno sensibili all’attacco di placca e tartaro. Alcuni dentifrici al fluoro, vengono applicati su entrambe le arcate dentarie senza risciacquo, come fossero una pomata. Vengono dunque assorbiti dai denti, e induriscono direttamente i tessuti, proteggendoli da placca e tartaro. L’igiene dentale, deve essere comunque costante. Nei casi più gravi, è possibile intervenire con la chirurgia non invasiva come quella del laser che crea una protezione dei denti aumentandone la mineralizzazione o anche con l’applicazione sempre chirurgica di paste dentali che aumentano l’indurimento dentale. L’ultima soluzione, considerata però assolutamente infelice è la devitalizzazione dentale, che provoca la completa perdita di sensibilità, intervenendo direttamente sui nervi.
COMMENTI SULL' ARTICOLO