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I primi sintomi della spondilite anchilopoietica sono il dolore lombare e la rigidità mattutina che si alleviano con il movimento ma che si ripresentano dopo brevi periodi di riposo. La caratteristica principale del dolore lombare della spondilite anchilopoietica, che permette di distinguerlo da una lombalgia di altra natura, è che col riposo peggiora, rendendo difficile dormire. Il dolore non è acuto ma diffuso, come un peso che avvolge la zona lombare. In genere si irradia in una vasta zona del bacino in quanto deriva da una flogosi che parte dall'osso sub-periosteo e si estende alle entesi e ai punti di ancoraggio dei legamenti sacro-iliaci e delle vertebre. Per trovare sollievo dal dolore si assume una postura piegata in avanti, che, con l'avanzare della malattia, tende a diventare fissa perché le vertebre si saldano.
Le cause della spondilite anchilopoietica non sono note ma si ipotizza siano da ricercare in un disturbo del sistema immunitario. Ricerche recenti hanno evidenziato una predisposizione genetica nella diffusione del morbo di Bechterew: l'ereditarietà sarebbe del tipo autosomico dominante con una penetranza relativamente bassa il che significa che non basta la sola genetica a spiegare l'insorgenza della malattia. Diversi studi hanno ipotizzato che la spondilite anchilopoietica possa svilupparsi, in soggetti predisposti, a causa di batteri eziologici oppure in seguito a particolari infezioni enteriche come la colite ulcerosa. L'evoluzione è lenta ma costante e, se non curata, porta ad un completo irrigidimento della colonna vertebrale con gravi conseguenze per la mobilità, l'autonomia e la qualità di vita del paziente.
L'esercizio fisico costante con la guida di un fisioterapista permette di mantenere una postura corretta, consente di conservare la massima escursione articolare e riduce il dolore. È necessario eseguire stretching e prediligere attività sportive come il pilates. La sintomatologia dolorosa tipica della spondilite anchilopoietica può essere tenuta sotto controllo assumendo farmaci antinfiammatori non steroidei come l'ibuprofene, il ketoprofene, il diclofenac e il naprossene. Utili anche farmaci anti-reumatici e corticosteroidi come il Methotrezate e la Sulfasalazina. Recentemente sono state sintetizzate, con tecniche di biotecnologia genetica, delle molecole in grado di eliminare la flogosi e impedire lo sviluppo del danno articolare. Una di queste è un anticorpo monoclonale chimerico, l'Infliximab, che si è dimostrato in grado anche di ridurre l'edema osseo subcondrale.
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