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La tibia viene anatomicamente definita un osso lungo poiché costituita da un corpo centrale allungato e da due porzioni finali articolari. In particolare il corpo centrale, in sezione, è formato da un centro midollare, indispensabile al nutrimento del tessuto osseo e da una parte più periferica lamellare, costituita da cellule ossee, chiamate osteociti. Il corpo centrale viene anche suddiviso in una parte distale, quella vicina all'articolazione della caviglia e al metatarso e in una parte prossimale, ovvero quella più limitrofa al ginocchio e al femore. Le due estremità della tibia sono composte da tessuto spongioso, ricco di vasi sanguigni, che si slarga per intersecarsi con le faccette dell'articolazione corrispondente: anche in questo caso si parla di testa prossimale, articolata alla patella e testa distale, articolata alla caviglia.
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La tibia è una delle ossa che si fratturano più facilmente a causa della sua lunghezza e sottigliezza: essa può rompersi lungo la diafisi (corpo centrale) in seguito ad un colpo inferto sulla parte anteriore della gamba, oppure all'estremità superiore per un colpo inferto sulla parte esterna della gamba, immediatamente sotto il ginocchio. La frattura dell'estremità inferiore della caviglia può essere associata a lussazione della stessa (ovvero fuoriuscita dell'articolazione dall'incavo articolare) e frattura contemporanea del perone: questo particolare tipo di lesione ossea complicata da lussazione prende il nome di frattura di Pott, ed è provocata da una violenta torsione della caviglia. Anche una corsa o una camminata prolungata su un terreno duro ed accidentato può determinare una frattura da strappo della tibia.
Le fratture tibiali possono essere semplici, con i monconi allineati e vicini: in questi casi la guarigione è abbastanza facile e avviene attraverso una comune ingessatura che impedisce anche le minime sollecitazioni dell'osso fratturato. Molto più spesso, però, la tibia si frattura in diversi punti, coinvolgendo anche il perone: queste sono le situazioni più complicate dove è necessario intervenire chirurgicamente per allineare i monconi ed asportare i frammenti ossei. Non è infrequente che in corso di intervento chirurgico l'ortopedico effettui il riallineamento osseo con l'aiuto di viti e chiodi biocompatibili, utili a mantenere correttamente in posizione i vari monconi ossei. La guarigione presuppone una tempistica di minimo 3 mesi, con valutazione periodica radiografica ed eliminazione del gesso solo dopo completamento dell'ossificazione.
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