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Vista la presenza di elettricità nei tessuti cardiaci, è possibile registrare l'attività del cuore per mezzo di elettrodi correttamente posizionati sulla pelle del paziente, solitamente sul torace. La differenza di potenziale generata dal miocardio viene registrata e rappresentata, dunque, dall'elettrocardiogramma, ossia da un grafico con delle caratteristiche uguali per ogni uomo. Un ECG normale, infatti, durante il ciclo cardiaco presenta una specifica sequenza di onde. Ogni ciclo cardiaco deve avere la stessa durata di tempo e le stesse caratteristiche. La prima onda rappresentata dal grafico è l'onda P; essa sta ad indicare che gli atri si stanno depolarizzando, ossia si stanno preparando alla contrazione. Segue il complesso QRS, ossia una serie di onde che indica la depolarizzazione e, dunque, la successiva contrazione dei ventricoli. Infine un ECG normale presenta le onde T ed U. L'onda T indica la ripolarizzazione dei ventricoli, mentre quella U non sempre è apprezzabile.
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L'elettrocardiogramma viene tracciato su carta millimetrata, la quale scorre nel macchinario che disegna il grafico ad una velocità costante, ossia 25 mm/s. Per determinare se l'ECG è normale, infatti, non è sufficiente constatare la presenza di tutte le onde, ma è importante determinarne ampiezza, frequenza e durata. Le onde P indicano la presenza di ritmo sinusale, devono durare tra i 60 e i 120 ms e non devono superare i 2,5 mm di ampiezza. Tramite tali onde è anche possibile apprezzare la frequenza cardiaca valutando l'intervallo che intercorre tra un'onda P e l'altra. La frequenza cardiaca normale deve essere compresa tra i 60 e i 100 battiti al minuto. Il complesso QRS deve durare tra i 60 e i 90 ms. Mentre le onde Q e S sono poco ampie e negative, l'onda R ha un'ampiezza maggiore ed è positiva. Anche le onde T e U, se presente, sono molto piccole, ma positive. L'intervallo tra l'onda S e quella T dovrebbe essere posizionato l'ungo l'asse 0 e non discostarsi mai di oltre 1 mm da questo. L'intervallo QT in un ECG normale, dovrebbe durare tra i 350 e i 440 ms. Un altro intervallo importante è quello tra l'onda P e quella R, che deve essere compreso tra i 0,12 e i 0,20 secondi.
Un ritmo cardiaco nella norma viene chiamato ritmo sinusale. Quando non è presente tale ritmo si parla di aritmia. Se la frequenza cardiaca supera i 100 battiti al minuto c'è tachicardia, mentre se essa scende sotto i 60 battiti al minuto il paziente è affetto da brachicardia. In entrambi i casi l'ECG risulta normale, fatta eccezione per la distanza temporale tra le onde P. La tachicardia sinusale può essere fisiologica, infatti può comparire in risposta ad uno sforzo, per esempio, o anche in presenza di febbre. Una patologia grave correlata alla tachicardia sinusale è, invece, l'insufficienza cardiaca. La brachicardia sinusale è tipicamente presente negli atleti sportivi. Più complessa è l'aritmia sinusale, ossia l'irregolarità del battito cardiaco a riposo, in quanto ha diverse cause e in alcune fasce d'età è addirittura caratteristica. I cambiamenti morfologici delle onde, invece, rivelano patologie morfologiche importanti, come il blocco seno-atriale o quello ventricolare.
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