S-proteina c reattiva

Storia e funzioni della s-proteina c reattiva

La s-proteina c reattiva fu scoperta dai due studiosi Tillet e Francis nel 1930. I due scienziati individuarono questa molecola nel siero di pazienti affetti da polmonite da pneumococco. Si arrivò poi a capire che si trattava di una proteina sintetizzata dal fegato e dagli adipociti. Viene considerata una proteina di fase acuta che significa appunto che la sintesi avviene durante un processo infiammatorio. Appartiene alla famiglia delle pentrassine per la forma a disco pentamerico anulare. È utile misurare il livello nel sangue di questa proteina insieme alla VES, nel caso si sospettino malattie infettive o alcune importanti malattie autoimmuni. Il medico prescriverà dunque un semplice esame del sangue. In genere i livelli della s-proteina c reattiva sono molto bassi e, in soggetti sani, il valore medio dovrebbe rimanere tra 0,5 mg/l e 10 mg/l.
Esami del sangue

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Possibili cause di una s-proteina c reattiva alta

La forma della s-proteina c reattiva La s-proteina c reattiva ci segnala quando il nostro organismo sta attraversando un processo infiammatorio, questo significa che le sue concentrazioni nel sangue aumentano proprio per rispondere a stimoli nocivi di vario tipo. Nelle fasi acute, i livelli di concentrazione di questa proteina possono aumentare in poco tempo, superando anche di centinaia di volte i valori normali. In realtà, quello che possiamo capire dall'esame della s-proteina c reattiva è l'esistenza di un'infiammazione in atto senza però avere indicazioni circa la natura della patologia. In generale possiamo dire che se ne riscontra un aumento significativo in caso di infezioni batteriche e virali, in alcune malattie autoimmuni come il morbo di Crohn o il Lupus eritematoso sistemico, nelle malattie reumatiche, nelle neoplasie e nella peritonite. Solo recentemente è stata provata una correlazione tra l'aumento cronico della concentrazione della s-proteina c reattiva con il rischio di malattie cardiovascolari.

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L'aiuto diagnostico e terapeutico della s-proteina c reattiva

La spia di un'infiammazione in atto Di fatto, il valore della s-proteina c reattiva non può considerarsi di per sé uno strumento diagnostico. Possiamo dire però che il medico troverà utile prescriverne l'esame quando voglia avvalorare un sospetto e confermare una diagnosi. Trattandosi di un marcatore di infiammazione, il medico infatti sarà portato ad effettuare ulteriori e più approfonditi esami, in grado di farlo arrivare alla certezza diagnostica della patologia. La sua utilità si riscontra poi particolarmente per verificare l'esito di una terapia antinfiammatoria poiché la diminuzione del suo valore consente di capire se la scelta terapeutica sia stata o meno efficace. I livelli nel sangue della s-proteina c reattiva servono poi a capire l'evoluzione e la gravità di una malattia che abbia già avuto un responso diagnostico.


S-proteina c reattiva: Cosa può influenzare l'esito dell'esame

Valori gravidanza Va detto intanto che per effettuare l'esame occorre essere a digiuno da circa 8/10 ore. In questo lasso di tempo è permessa l'assunzione di piccole quantità di acqua ed è necessario essere stati in posizione eretta per almeno una mezz'ora. Esistono però dei casi in cui l'esame del sangue può rivelarsi fuorviante. Nell'ultimo periodo della gravidanza, per esempio, è normale un innalzamento dei valori della s-proteina c reattiva, oppure nel caso di assunzione di estrogeni nella terapia ormonale sostitutiva. Anche alcuni farmaci come l'ibuprofene, il paracetamolo, le statine e gli anticoncezionali possono essere responsabili di valori più alti del normale. Una maggiore concentrazione della s-proteina c reattiva inoltre può essere riscontrata in pazienti obesi, in quelli più anziani, nei fumatori, in chi soffre di pressione alta e in generale nel sesso femminile più che in quello maschile.



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