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Purtroppo la frattura o rottura del femore, quando colpisce una persona anziana, ne provoca un danno gravissimo, visto che la mobilità degli arti delle persone avanti in età è già molto limitata. Purtroppo le statistiche non sono positive, circa il 50% degli anziani che subisce questo tipo di trauma non riesce più (parzialmente o totalmente) ad essere autosufficiente. Le statistiche ci ricordano anche che le donne anziane sono più soggette a frattura del femore rispetto agli uomini. Oltre alle cadute ed ai traumi, alcune malattie potrebbero aumentare il rischio di possibile rottura o frattura del femore. L'esempio più frequente è l'osteoporosi, malattia che piano piano indebolisce le ossa rendendole più soggette a rotture. Per i giovani si tratta invece di traumi riportati durante l'attività sportiva.
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Esistono due tipi di fatture, quella scomposta e quella composta. Quella scomposta è senza dubbio la peggiore. Grazie alle radiografie si può ottenere una diagnosi precisa ed accurata della frattura in tempi rapidi, il vero problema è tutta la fase post trauma ed a volte post operazione, perché si tratta di un lungo periodo di riabilitazione. In caso di operazione chirurgica bisogna valutare tanti aspetti, l'età del paziente, le sue condizioni di salute generali ed il punto esatto della frattura. Ovviamente se si tratta di persone anziane è molto delicato intervenire, nella maggior parte dei casi si fa utilizzo di protesi. Se si tratta di persone giovani è preferibile utilizzare viti, chiodi oppure placche, in modo da permettere al giovane paziente di rimettersi in tempi più rapidi.
Nella fase del post intervento chirurgico da frattura del femore, ci si concentra sulla riabilitazione. In un primo momento, per evitare che il paziente passi troppo tempo senza mobilità, si cerca di fargli riprendere le sue azioni quotidiane come curare l'igiene e vestirsi. Subito dopo l'operazione, mentre il paziente è ancora a letto, gli vengono fatti svolgere esercizi di postura e respirazione. Con il passare dei giorni, la riabilitazione si concentra su entrambi gli arti e sul bacino, facendo riprendere piano il paziente a camminare, ovviamente tramite il supporto di girello o stampelle. Successivamente, passata la fase un pò più critica, ci si concentra su esercizi motori assistiti. Ad esempio potenziamento muscolare, stretching, alzarsi in piedi e risiedersi, coordinando così gli arti e la postura.
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