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Il calcio, è il minerale più presente nell’organismo umano. Di esso si registra una percentuale pari all’ 1,6 per cento. Esso è contenuto nelle ossa e nei denti. La sua funzione principale è quindi plastica. Un’altra piccola parte invece, ovvero l’1 per cento tende a circolare nel sangue. Di questa parte circa la metà è calcio libero, detto anche ionizzato. Questa parte ha la funzione di svolgere un ruolo biochimico. Il livello di calcio nel sangue, è costante in linea di massima, ma possono anche verificarsi problematiche dovute ad un’alterazione di questo livello. Nel caso in cui quest’ipotesi venga a verificarsi, l’organismo registra una vera e propria disfunzione. Nel caso dell’iper calcemia, si ha un surplus di questo minerale, nel caso in cui si registri una carenza si ha un ipo calcemia, ovvero un abbassamento del regolare livello di calcio nel sangue. In entrambi i casi possono verificarsi gravi problemi come: arresto respiratorio, spasmi muscolari, riassorbimento osseo, disfunzioni neurologiche. Le variazioni di questi livelli e le conseguenti disfunzioni da esse derivanti sono generalmente provocate da un malfunzionamento delle ghiandole endocrine chiamate paratiroidi che secernono un ormone chiamato PTH, che tende a regolare il livello di calcio nel sangue. Questa disfunzione non è certamente l’unica problematica che può generare malattie e anomalie. Esistono altre cause da variazione della calcemia sono alcune neoplasie maligne, le intossicazioni da vitamina A e D,. intossicazioni da alluminio, e alcune malattie ereditarie. In conseguenza a queste disfunzioni, e in relazione alle malattie conseguenti ad esse, possono registrarsi anche variazioni degli altri Sali minerali presenti nel corpo come cloro, fosforo, potassio e magnesio. Il PTH, regola la calcemia in diversi modi, attingendo al calcio endogeno, ovvero alla riserva di calcio che è presente sempre e comunque nelle ossa e nelle proteine del sangue (come una cassaforte nella quale viene conservato ciò che non viene utilizzato). Se l’organismo necessita di calcio, esso può essere assimilato dalla stessa riserva in cui si trova, o ancora, può essere espulso con parsimonia durante la fase di minzione. Saranno i reni a regolare questo processo, espellendo meno Sali minerali possibili. Quando invece si ha un surplus di questo minerale, esso andrà a depositarsi nei tessuti molli, anche esterni come i capelli. Può essere rilevato attraverso uno strumento che favorisce questa operazione, chiamato : mineralogramma. In generale questa parte extracellulare detta anche ionica non risente precisamente dei cambiamenti di calcio nell’alimentazione, in quanto la sua regolazione è attuata utilizzando piuttosto gli scambi tra i diversi pool endogeni del calcio, ovvero, i diversi ambienti dove si trova il calcio all’interno dell’organismo.
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La carenza di calcio, detta anche calcemia, sarà immediatamente supportata dalla famosa PTH che con le sue riserve andrà subitaneamente a colmare la mancanza di calcio, li dove se ne registra il bisogno. Per questa motivazione, a parte alcune patologie che possono insorgere in caso di significative e importanti variazioni che avvengono in conseguenza di una notevole e continuata carenza, la calcemia, non risulta essere un fattore significativo e preciso per misurare il livello di calcio totale presente nel nostro organismo o per mettere in evidenza le mancanze e gli eccessi che possono portare all’insorgenza delle malattie sopracitate dovute al calcio ionico, o di funzioni di altri minerali come il fosforo, il magnesio e il potassio che con il calcio entrano in sintonia o in contrasto nei loro processi di lavorazione.
Alimentarsi in maniera varia e completa con alimenti che in linea di massima contengano buone quantità di calcio, non significa automaticamente riuscire a completare la riserva stessa, o assorbire completamente tutto il minerale di cui si necessita. Sono numerosi i fattori di inibizione che bloccano l’assorbimento del calcio o il passaggio di questo nella mucosa intestinale. La diarrea ad esempio, o le altre alterazione infiammatorie della mucosa intestinale, o la presenza di un’alterazione della flora intestinale, possono diminuire la quantità di calcio assorbita dall’organismo, rispetto a quella introdotta attraverso il cibo e gli alimenti che lo contengono. Ci sono inoltre altri fattori che determinano questa condizione di alterazione o mancato assorbimento e sono: il consumo eccessivo di carne e di cereali integrali che impediscono al calcio il naturale assorbimento. Altro fattore inibente è la carenza di vitamina D che può diminuire l’assimilazione del calcio che le sue funzionalità.
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